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Renzo e Luciana Mario Monicelli

 

Mario Monicelli ha diretto il terzo episodio: Renzo e Luciana, che segue le vicende di due ragazzi che si sposano a Milano. Questo episodio è ispirato a un racconto di Calvino, del 1958, L’avventura di due sposi (I racconti, Einaudi, Torino, 1976). L’episodio Renzo e Luciana racconta quello che ha portato alla situazione descritta nel racconto. Ma i due protagonisti si chiamano Renzo e Luciana, nomi che ricordano i protagonisti di un romanzo italiano di Alessandro Manzoni del 1827, I promessi sposi, che tutti gli italiani hanno letto a scuola. Nel racconto di Calvino si chiamano Elide e Arturo (due nomi molto rari al giorno d’oggi).

Siamo nella Milano del Boom economico, quando nel secondo dopoguerra [dopo la seconda guerra mondiale] ci fu una rinascita economica e culturale in Italia. La storia presenta l’amore tra i due protagonisti, Renzo e Luciana, che devono nascondere la loro relazione e il loro matrimonio, per non perdere il lavoro. Infatti il contratto lavorativo di Luciana non permette alle dipendenti di sposarsi e avere dei figli, perché la loro assenza rallenterebbero il ciclo produttivo. Le rigide imposizioni del datore di lavoro hanno un effetto negativo sul rapporto della coppia. Ma Renzo, e soprattutto Luciana, sono decisi a vivere il loro amore apertamente. La loro ribellione porta al licenziamento di tutti e due, ma il lato positivo è che grazie alle loro liquidazioni [i soldi che ricevono per la terminazione del lavoro] i due sposi riescono a comprare una casa dove potranno finalmente vivere insieme da soli. La loro nuova casa è in periferia, tra le luci dei distributori di benzina e gli incroci delle strade tangenziali. Lei lavora di giorno e lui di notte, si incontrano solo la mattina, quando Luciana si alza, va a aprire le tapparelle della finestra, e guarda dalla grande finestra un altissimo palazzo, prodotto dall’edilizia popolare degli anni ’50. Ci sono parole che non capisci in questa sinossi? Scrivile, e scrivi il significato qui sotto. ___________________________________________________________________________________________
Leggi qui la storia raccontata al presente con i verbi al congiuntivo e l’infinito quando la frase dipendente ha lo stesso soggetto della principale. Renzo e Luciana sono fidanzati ma temono che la fabbrica dove lavorano li scopra. Il contratto proibisce che le dipendenti si sposino. Non vogliono che abbiano figli perché questo impedirebbe che il ciclo produttivo continui in modo efficiente. Inoltre il capo pensa che Luciana sia carina e vuole uscire con lei. Luciana non vede l’ora di sposarsi con Renzo. Mentre vanno in autobus, le sue amiche non sospettano che il ragazzo che le segue abbia un appuntamento importantissimo con lei. Infatti hanno intenzione di sposarsi nel pomeriggio. Luciana si incontra con la sua famiglia e, a causa della fretta, bisogna che si cambi mentre corrono in una piccolo macchina verso la chiesa di periferia. Il padre pensa che non sia una buona idea che Luciana si sposi e rischi di perdere il lavoro. Prima della cerimonia Luciana è molto nervosa e le pare che tutti la guardino. Le dispiace anche che Renzo non abbia messo il gilet, che è costato tanto, ma Renzo pensa che faccia troppo caldo. Luciana è scontenta anche che i testimoni non si siano vestiti eleganti. Il padre di Luciana dubita che il matrimonio non sia valido. E` necessario che Luciana faccia in fretta perché deve tornare al lavoro. Quando più tardi la vede al lavoro, il capo di Luciana non è sicuro che lei abbia avuto un appuntamento dal dentista, vuole addirittura che Luciana gli mostri il dente che le fa male. Ora vediamo lo stesso testo, ma nelle frasi principali i tempi sono al passato o al condizionale. Aggiungi i verbi al congiuntivo nel tempo appropriato (imperfetto e piuccheperfetto) o all’infinito. Renzo e Luciana erano fidanzati ma temevano che la fabbrica dove lavoravano li __________________ (scoprire). Il contratto proibiva che le dipendenti donne _____________________ (sposarsi). Non volevano che _____________________ (avere) figli perché questo avrebbe impedito che il ciclo produttivo __________________ (continuare) in modo efficiente. Inoltre il capo pensava che Luciana ______________________ (essere) carina e avrebbe voluto __________________ (uscire) con lei. Luciana invece non vedeva l’ora di ________________________ (sposarsi) con Renzo. Mentre Luciana andava in autobus, le sue amiche non sospettavano che il ragazzo che le seguiva _________________ (avere) un appuntamento importantissimo con lei. Infatti Luciana e Renzo avevano in programma di ____________________ (sposarsi) quel pomeriggio. Luciana si è incontrata con la sua famiglia e, a causa della fretta, ha dovuto _____________________ (cambiarsi) tra i suoi familiari vivaci e agitati, mentre correvano in una piccolo macchina verso la chiesa di periferia. Il padre pensava che non ________________ (essere) una buona idea che Luciana ______________________ (sposarsi) e _____________________ (rischiare) di perdere il lavoro. Prima della cerimonia Luciana era molto nervosa e le pareva che tutti la _____________________ (guardare). Le dispiaceva anche che Renzo non _________________________ (mettere) il gilet, che era costato tanto, ma Renzo pensava che _____________________ (fare) troppo caldo. Luciana era scontenta anche che i testimoni non _________________________ (vestirsi) eleganti. Il padre di Luciana dubitava che il matrimonio non ________________________ (essere) valido. Era necessario che Luciana ___________________________ (fare) in fretta perché doveva __________________ (tornare) al lavoro nel pomeriggio. Quando più tardi la ha vista al lavoro, il capo di Luciana non era sicuro che lei ______________________ (avere) un appuntamento dal dentista, e ha voluto addirittura che Luciana gli _____________________ (mostrare) il dente che le faceva male.
La sera del matrimonio Completa le frasi con il congiuntivo imperfetto o trapassato, descrivi le scene della sera a casa dopo che Renzo e Lucia si sono sposati. 1. Luciana e Renzo si sono sposati benché ___ 2. Il suo capo non voleva che ____ 3. I genitori erano preoccupati che i vicini ___ 4. Luciana aveva la nausea e loro pensavano che ____ 5. Luciana e Renzo vorrebbero ___ Guardiamo una sequenza del film
La prima sera dopo il matrimonio Luciana e Renzo sono in camera (nella camera dei genitori di Luciana, perché ancora non hanno una casa loro). Si mettono gli anelli. Durante il giorno non li possono mettere perché nessuno deve sapere che sono sposati. Ascolta e metti le parole al posto giusto Nausea Hai detto vero sicuro fresca paura brava stanze stasera sconto affare giorno meraviglia aria chiusi accesa si spegne ci siamo sposati – Che ________! Ah! – Hai ancora male? – No. Nausea. – Nausea! ________come? – Ho proprio paura, sai? – Orco ladron! – Ma non è ________ , dai! – Hai ________davvero? – Sì. – Lo ________ a tua mamma? – Sei matto? Loro credono che io, che noi… Insomma, ________ oggi! Cosa vuoi che immaginino? – Ma, se è ________, che cosa facciamo? – Per carità non voglio pensarci, almeno ________. – Ah, ________! Apri un po’. Stavo proprio per dirtelo. Un po’ d’aria ________! Ma perché – state sempre ________ qui dentro? (Escono e stanno sul balcone) Ah che bella ________! Ma che cos’è quella roba lì? – Non l’avevi ancora mai vista ________? – Io no! – Dalle altre ________ non si vede. Ma vedrai che ci farai l’abitudine. E poi abbiamo fatto un ________, ci danno il 10% di ________ su tutti i prodotti. – E a che ora è che ________? – Mai! Va su e giù fino a ________.
RIFLESSIONI Completa le frasi con la costruzione del periodo ipotetico. Attenzione: certe volte devi completare la parte con SE + congiuntivo imperfetto o trapassato, altre volte devi usare il condizionale presente o passato. Se Renzo non fosse un facchino … Se Luciana fosse stata davvero incinta … Se Luciana non dicesse sempre “Che meraviglia!” … Renzo e Luciana sarebbero rimasti in piscina se … Se Renzo e Luciana potessero avere un po’ di privacy … Renzo non frequenterebbe le scuole serali se … Se Renzo non fosse stato licenziato … Luciana e Renzo avrebbero lo stesso orario dopo che si sono trasferiti se … Se Luciana avesse detto la verità al suo capo … Se Luciana fosse stata meno determinata … Se Luciana fosse stata un uomo … Se questa storia si svolgesse al giorno d’oggi … IL RACCONTO DI CALVINO CHE HA ISPIRATO IL FILM Italo Calvino – L’avventura di due sposi L’operaio Arturo Massolari faceva il turno della notte, quello che finisce alle sei. Per rincasare aveva un lungo tragitto, che compiva in bicicletta nella bella stagione, in tram nei mesi piovosi e invernali. Arrivava a casa tra le sei e tre quarti e le sette, cioè alle volte un po’ prima alle volte un po’ dopo che suonasse la sveglia della moglie, Elide. Spesso i due rumori: il suono della sveglia e il passo di lui che entrava si sovrapponevano nella mente di Elide, raggiungendola in fondo al sonno, il sonno compatto della mattina presto che lei cercava di spremere ancora per qualche secondo col viso affondato nel guanciale. Poi si tirava su dal letto di strappo e già infilava le bra ccia alla cieca nella vestaglia, coi capelli sugli occhi.
Gli appariva così, in cucina, dove Arturo stava tirando fuori i recipienti vuoti dalla borsa che si portava con sé sul lavoro: il portavivande, il termos, e li posava sull’acquaio. Aveva già acceso il fornello e aveva messo su il caffè. Appena lui la guardava, a Elide veniva da passarsi una mano sui capelli, da spalancare a forza gli occhi, come se ogni volta si vergognasse un po’ di questa prima immagine che il marito aveva di lei entrando in casa, sempre così in disordine, con la faccia mezz’addormentata. Quando due hanno dormito insieme è un’altra cosa, ci si ritrova al mattino a riaffiorare entrambi dallo stesso sonno, si è pari. Alle volte invece era lui che entrava in camera a destarla, con la tazzina del caffè, un minuto prima che la sveglia suonasse; allora tutto era più naturale, la smorfia per uscire dal sonno prendeva una specie di dolcezza pigra, le braccia che s’alzavano per stirarsi, nude, finivano per cingere il collo di lui. S’abbracciavano. Arturo aveva indosso il giaccone impermeabile; a sentirselo vicino lei capiva il tempo che faceva: se pioveva o faceva nebbia o c’era neve, a secondo di com’era umido e freddo. Ma gli diceva lo stesso: – Che tempo fa? – e lui attaccava il suo solito brontolamento mezzo ironico, passando in rassegna gli inconvenienti che gli erano occorsi, cominciando dalla fine: il percorso in bici, il tempo trovato uscendo di fabbrica, diverso da quello di quando c’era entrato la sera prima, e le grane sul lavoro, le voci che correvano nel reparto, e così via. A quell’ora, la casa era sempre poco scaldata, ma Elide s’era tutta spogliata, un po’ rabbrividendo, e si lavava, nello stanzino da bagno. Dietro veniva lui, più con calma, si spogliava e si lavava anche lui, lentamente, si toglieva di do sso la polvere e l’unto dell’officina. Così stando tutti e due intorno allo stesso lavabo, mezzI nudi, un po’ intirizziti, ogni tanto dandosi delle spinte, togliendosi di mano il sapone, il dentifricio, e continuando a dire le cose che avevano da dirsi, veniva il momento della confidenza, e alle volte, magari aiutandosi a vicenda a strofinarsi la schiena, s’insinuava una carezza, e si trovavano abbracciati. Ma tutt’a un tratto Elide: – Dio! Che ora è già! – e correva a infilarsi il reggicalze, la gonna, tutto in fretta, in piedi, e con la spazzola già andava su e giù per i capelli, e sporgeva il viso allo specchio del comò, con le mollette strette tra le labbra. Arturo le veniva dietro, aveva acceso una sigaretta, e la guardava stando in piedi, fumando, e o gni volta pareva un po’ impacciato, di dover stare lì senza poter fare nulla. Elide era pronta, infilava il cappotto nel corridoio, si davano un bacio, apriva la porta e già la si s entiva correre giù per le scale.
Arturo restava solo. Seguiva il rumore dei tacchi di Elide giù per i gradini, e quando non la sentiva più continuava a seguirla col pensiero, quel trotterellare veloce per il cortile, il portone, il marciapiede, fino alla fermata del tram. Il tram lo sentiva bene, invece: stridere, fermarsi, e lo sbattere della pedana a ogni persona che saliva. “Ecco, l’ha preso”, pensava, e vedeva sua moglie aggrappata in mezzo alla folla d’operai e operaie sull’”undici”, che la portava in fabbrica come tutti i giorni.
Spegneva la cicca, chiudeva gli sportelli alla finestra, faceva buio, entrava in letto. Il letto era come l’aveva lasciato Elide alzandosi, ma dalla parte sua, di Arturo, era quasi intatto, come fosse stato rifatto allora. Lui si coricava dalla propria parte, per bene, ma dopo allungava una gamba in là, dov’era rimasto il calore di sua moglie, poi ci allungava anche l’altra gamba, e così a poco a poco si spostava tutto dalla parte di Elide, in quella nicchia di tepore che conservava ancora la forma del corpo di lei, e affondava il viso nel suo guanciale, nel suo profumo, e s’addormentava. Quando Elide tornava, alla sera, Arturo già da un po’ girava per le stanze: aveva acceso la stufa, messo qualcosa a cuocere. Certi lavori li faceva lui, in quelle ore prima di cena, come rifare il letto, spazzare un po’, anche mettere a bagno la roba da lavare. Elide poi trovava tutto malfatto, ma lui a dir la verità non ci metteva nessun impegno in più: quello che lui faceva era solo una specie di rituale per aspettare lei, quasi un venirle incontro pur restando tra le pareti di casa, mentre fuori s’accendevano le luci e lei passava per le botteghe in mezzo a quell’animazione fuori tempo dei quartieri dove ci sono tante donne che fanno la spesa alla sera. Alla fine sentiva il passo per la scala, tutto diverso da quello della mattina, adesso appes antito, perché Elide saliva stanca dalla giornata di lavoro e carica della spesa. Arturo usciva sul pianerottolo, le prendeva di mano la sporta, entravano parlando. Lei si buttava su una sedia in cucina, senza togliersi il cappotto, intanto che lui levava la roba dalla sporta. Poi: – Su, diamoci un addrizzo, – lei diceva, e s’alzava, si toglieva il cappotto, si metteva in veste da casa. Cominciavano a preparare da mangiare: cena per tutt’e due, poi la merenda che si portava lui in fabbrica per l’intervallo dell’una di notte, la colazione che doveva portarsi in fabbrica lei l’indomani, e quella da lasciare pronta per quando lui l’indomani si sarebbe svegliato. Lei un po’ sfaccendava un po’ si sedeva sulla seggiola di paglia e diceva a lui cosa doveva fare. Lui invece era l’ora in cui era riposato, si dava attorno, anzi voleva far tutto lui, ma sempre un p o’ distratto, con la testa già ad altro. In quei momenti lì, alle volte arrivavano sul punto di urtarsi, di dirsi qualche parola brutta, perché lei lo avrebbe voluto più attento a quello che faceva, che ci mettesse più impegno, oppure che fosse più attaccato a lei,le ste sse più vicino, le desse più consolazione. Invece lui, dopo il primo entusiasmo perché lei era tor nata, stava già con la testa fuori di casa, fissato nel pensiero di far presto perché doveva andare. Apparecchiata tavola, messa tutta la roba pronta a portata di mano per non doversi più a lzare, allora c’era il momento dello struggimento che li pigliava tutti e due d’avere così poco tempo per stare insieme, e quasi non riuscivano a portarsi il cucchiaio alla bocca, dalla voglia che avevano di star lì a tenersi per mano. Ma non era ancora passato tutto il caffè e già lui era dietro la bicicletta a vedere se ogni cosa era in ordine. S’abbracciavano. Arturo sembrava che solo allora capisse com’era morb ida e tiepida la sua sposa. Ma si caricava sulla spalla la canna della bici e scendeva attento le scale. Elide lavava i piatti, riguardava la casa da cima a fondo, le cose che aveva fatto il marito, scuotendo il capo. Ora lui correva le strade buie, tra i radi fanali, forse era già dopo il gasometro. Elide andava a letto, spegneva la luce. Dalla propria parte, coricata, strisciava un pi ede verso il posto di suo marito, per cercare il calore di lui, ma ogni volta s’accorgeva che dove dormiva lei era più caldo, segno che anche Arturo aveva dormito lì, e ne provava una grande tenerezza. Da: Italo Calvino, L’avventura di due sposi, in I racconti, Einaudi, Torino, 1976 Qui puoi sentire delle attrici che leggono il racconto
Scegli una voce, ascoltala, e leggi insieme a lei.
IL FILM E IL RACCONTO Italo Calvino, autore del racconto L’avventura di due sposi, ha scritto anche la sceneggiatura di Renzo e Lucia per il film che abbiamo visto. Che rapporto c’è tra il film e il racconto? (scrivi almeno 3 cose) __________ __________ __________ Sostituisci le parole sottolineate con verbi al gerundio (parlando) o all’infinito (parlare). Elide sente Arturo che torna dal lavoro la mattina. ____________________________ Quando entra in cucina Elide trova Arturo. ____________________________ Elide vede Arturo che prepara il caffè. ____________________________ Certe volte Arturo sveglia Elide quando le porta il caffè. ____________________________ Arturo guarda Elide che si veste. ____________________________ Mentre fuma Arturo la segue. ____________________________ Arturo sente Elide mentre corre giù per le scale. ____________________________ LA GRAMMATICA CON LA STORIA DI RENZO E LUCIANA
FARE, FAR FARE, LASCIAR FARE
ESPRESSIONI CON FARE Luciana non fa il bagno in piscina. Luciana fa una telefonata a Renzo. Renzo e Luciana non fanno la luna di miele. Luciana fa tardi al lavoro. Luciana fa finta di essere da sola in piscina.
FARE + INFINITO L’amore fa sognare Luciana. Luciana fa aspettare Renzo. Renzo ha fatto innamorare Luciana. [senza SI riflessivo] FAR FARE FARE (coniugato) + verbo infinito + O.D. + a + persona Luciana fa studiare la matematica a Renzo. LA fa studiare a Renzo / GLI fa studiare la matematica / GLIELA fa studiare. Il capo fa battere a macchina le lettere alle segretarie. Luciana fa mettere la cravatta ai testimoni. MI/TI/CI/VI/SI FARE + verbo infinito + DA + persona Luciana si fa dare un giorno di libertà dal suo capo. Luciana si fa visitare dal dottore. La sorella si fa dare la televisione da Luciana. Luciana si fa licenziare dal capo. RENDERE + AGGETTIVO Luciana rende felice Renzo, lo rende felice. DARE + NOME La presenza di Luciana dà gioia a Renzo. LASCIARE con un oggetto / una persona “to leave something behind / to let go / to split from someone” PARTIRE ANDARSENE “to leave” USCIRE “to leave/ to go out” Luciana esce di casa mentre Renzo la guarda. Luciana lascia la casa. Luciana non vorrebbe lasciare Renzo solo. Luciana e Renzo lasciano la casa dei genitori, ma non lasciano Milano, non partono da Milano. Luciana e Renzo hanno lasciato il loro lavoro. Luciana esce prima dal lavoro per andare dal dottore. Renzo se ne va dalla piscina. Anche Luciana vorrebbe andarsene dalla piscina. ESPRESSIONI CON LASCIARE Perché il ragioniere non lascia in pace Luciana? LASCIAR FARE LASCIARE (coniugato) + verbo all’infinito + O.D. + a + persona Luciana non lascia entrare i fratelli nella sua camera. Il capo non lascia partire Luciana dalla piscina. Renzo lascia dormire Luciana La fabbrica non lasciava sposare le impiegate / non lasciava che si sposassero. Non le lasciava sposare. Luciana lascia guardare il suo dente al ragioniere. LASCIARSI + INFINITO (+ O.D. optional) + DA + persona Luciana si lascia visitare dal medico Luciana si lascia accompagnare a casa dal suo capo. Luciana si lascia portare il caffè da Renzo. Il capo non lascia sposare Luciana e Renzo (senza SI riflessivo)